ORIGINE PESARINA DEGLI OROLOGIAI “SOLARI di UDINE”
Nel primo 700 Pesariis aveva circa 350 abitanti, addetti alla pastorizia, agricoltura e ai lavori boschivi. In questo contesto fondamentalmente agricolo, alcune famiglie svolgevano un’attività che richiedeva conoscenze diverse, in particolare i fabbri e i bronzinai, alcuni dei quali iniziarono a costruire orologi, acquisendo via via maggiori competenze ed andando ad occupare una nicchia di mercato.
Le origini dell’attività orologiaia pesarina, risalgono però alla metà del seicento e ci sono documenti in cui si conosce il nome dei primi orologiai, della famiglia Cappellari, che nel 1691 aquisivano una fucina presso un ansa del fiume pesarina, in cui iniziarono a costruire i primi orologi, dei quali rimangono alcuni esemplari.
Si hanno notizie anche dei Machin, con un contratto datato 1774, in cui devono consegnare un perfetto orologio di ripetizione alla famiglia Toscano-Micoli di Mione.
Veniamo alla famiglia che maggiormente si occupò della fabbricazione di orologi, cioè i Solari, la cui attività nell’ambito dell’orologeria pare risalire alla prima metà del 1700; la notizia documentata è del 1762, in cui Antonio Solari si impegna a consegnare “un orologio da camera che batteva, ribatteva e, di perfetta qualità”, la famosa “pesarina”.
Dopo Antonio, seguirono varie generazioni di orologiai operanti nella piccola “faria” di Possâl, continuando a costruire orologi specializzandosi in quelli da torre, anche muniti di automazioni ed applicazioni speciali, che saranno venduti in più paesi dell’area veneto-friulana, e in Slovenia, Istria, Croazia, Grecia e sud America, diventando rinomati ed apprezzati specialisti in questo campo.
Al termine della Prima Guerra Mondiale l’attività artigianale svolta presso la fabbrica di Possâl, si era trasformata in attività industriale, acquisendo per la prima volta la denominazione di “Fratelli Solari”.Nella Fratelli Solari ritroviamo tre rami discendenti da Antonio, rappresentati dai fratelli Remigio 1890, Remo1893, Ettore 1902 e da cugini di questi i fratelli Ciro 1894, Alfeo, Alceo 1899 e un altro cugino Ugo 1899.
Questo gruppo, grazie alle competenze acquisite, seppe sviluppare congegni di vario impiego, in particolare si rivelò abile ed innovatore nella realizzazione di orologi sia pubblici (da campanile, per stazioni ferroviarie e fabbriche), che privati (pendole da salotto, orologi tondi a lancette) modificando la lettura dei quadranti da analogica a digitale. Nel 1939 il gruppo si divide in due compagini, la prima costituita dai fratelli Ciro, Alfeo ed Alceo, che continueranno con l’azienda Fratelli Solari a Pesariis, la seconda, che avrà il suo sviluppo a Udine, sarà formata dai fratelli Remigio, Remo, Fermo, Ettore, assieme al cugino Ugo.EVOLUZIONE UDINESE
Le ragioni dell’importante sviluppo ottenuto dalla nuova impresa a Udine, vanno viste in alcuni punti:
1) progetto
2) organizzazioni logistica e commerciale
3) competenza produttiva1) Il progetto
L’inizio della nuova attività mosse i primi passi nella casa di Remigio a Pesariis, luogo dove egli elaborò i suoi progetti e costruì i prototipi delgli orologi, la produzione dei quali venne realizzata a Tolmezzo, e nella piccola fabbrica in località Fuina, posta al limite fra Pesariis e la vicina frazione di Osais. L’attività produttiva si protrasse per tutto il periodo bellico e fino al 1948. Al termine del conflitto il fratello Fermo propose agli altri soci di spostarsi a Udine in uno stabile di sua proprietà, al fine di sfruttare la posizione e i servizi di cui si poteva fruire, fra i quali: la stazione ferroviaria e le comunicazioni stradali, telefoniche. Questa proposta, condivisa fortemente da Remigio, venne valutata molto attentamente dagli altri soci considerando tutte le difficoltà, in particolare la disponibilità e la scelta delle maestranze con le quali iniziare la produzione. Venne deciso di spostarsi a Udine e di fruire delle maestranze della valle, che avevano già acquisito le competenze necessarie, in seguito si sarebbe ricorsi alle stesse per la formazione dei futuri dipendenti. Il fatto di spostare la produzione a Udine rendeva necessario risolvere la logistica del personale proveniente dalla Valle.2) Organizzazione logistica
A Udine Fermo dimostrò la sua capacità organizzativa, destinando la struttura dello stabile alla produzione e altre unità adibite ai servizi per le maestranze valligiane, quali dormitori, cucina e mensa (allegata pianta della Solari 1948, fornita da Elio Zuliani, ex dipendente). La pianta della Solari del 1948 con la sua legenda, fa conoscere la disposizione del complesso in cui si svolgeva la vita delle maestranze e nuovi assunti a Udine. L’insieme della struttura serviva da centro di produzione e da residenza per il personale e Soci, escluso Fermo che abitava nel suo appartamento in città in vicolo Florio. In un secondo tempo anche i soci Ugo, Remo e alcuni tra i primi operai, si sistemeranno con le rispettive famiglie, in appartamenti cittadini. In Azienda rimasero Remigio e Ettore. Tutte le maestranze venute dalla Val Pesarina ed alcune dalla Val d’Arzino risiedevano in fabbrica per 5 giorni della settimana, il pomeriggio del sabato ritornavano alle loro famiglie nei paesi d’origine e il lunedì mattina avveniva il loro ritorno in fabbrica. La convivenza tra queste persone, si poteva considerare addirittura famigliare anche perché, la gran parte degli “abitanti della Solari” erano compaesani e talora parenti. Un’attività di base, di importanza non trascurabile (a parte la produzione degli orologi) era senz’altro la mensa, per la quale bisognava preventivare l’acquisto delle scorte alimentari quali pane, pasta, carne, latte, vino; tutto questo veniva autogestito degli “abitanti della Solari” e serviva anche per i soci proprietari. La mensa, forniva tre pasti al giorno, e la gestione prevedeva che alcune mansioni fossero espletate direttamente dal gestore della mensa, p.es. ordinare gli alimenti, registrare le presenze per il numero dei pasti, reperire il necessario giornaliero delle vivande fresche, pane e verdure e fare di conto. In azienda vi era un mezzo di trasporto, il “triciclo a pedali”, utilizzato per i piccoli trasporti di materiali dai vari fornitori cittadini in azienda , tra i quali Madrassi in via Sacile, per la ghisa, Fontanini a Lauzacco, per l’ottone e l’alluminio, Astante Ciani in Piazzale Osoppo per le piegature e sagomatura delle lamiere necessarie a costruire le strutture di contenimento dei vari modelli, Sanvidotti in via Generale Cantore per le decorazioni sulle palette pubblicitarie. Il triciclo serviva anche per la mensa, lo si usava per prendere il pane al forno di Oreste Papi in via Martignacco, o per trasportare le damigiane di vino dalla cantina Marzano in via Marsala. Qualche volta, con quel mezzo durante l’estate si andava a prendere il ghiaccio presso la vecchia ghiacciaia, in via Savorgnana, per la ghiacciaia interna. (il frigorifero del tempo). Il servizio era effettuato a turno dagli apprendisti, che sempre con lo stesso mezzo, trasformato in portabagagli, il sabato recapitavano le valigie in Piazza Patriarcato, al capolinea del servizio di autocorriere della ditta Tavoschi, con le quali facevano ritorno a casa i pesarini. La giornata in fabbrica cominciava con la colazione (pane e caffellatte), dopodiché si accedeva ai diversi reparti di produzione, fino alla pausa pranzo (dalle 12:00 alle 13:00, a cui partecipava anche chi veniva da Udine e dintorni, la giornata lavorativa finiva verso le 17,00 per alcuni vero le 18,00. La cena era riservata unicamente agli “abitanti della Solari” i lavoratori che risiedevano in fabbrica. Solitamente durante la cena o al termine della stessa, avveniva che qualcuno ponesse un problema lavorativo che si era presentato durante la giornata, quindi molti fra i presenti dicevano la loro opinione a riguardo, sempre tenendo conto del ruolo e dell’esperienza lavorativa di ciascuno e la discussione alle volte durava anche ore. Queste discussioni condotte per lo più da chi aveva maggiori competenze, creavano un certo interesse nei presenti e incentivavano a compenetrare le problematiche lavorative, incuriosendo e a contempo formando le maestranze, una sorta di “formazione continua” ante litteram. In sala mensa erano a disposizione due giornali quotidiani, “L’Unità” e il “Messaggero Veneto” che riportavano le notizie di politica, viste da sinistra e da destra, quelle sportive, e la cronaca locale. Venivano lette e commentate, spesso i commenti erano rivolti allo sport, per es. circa il campionato di calcio o durante il giro d’Italia o di Francia, e si confrontavano le tifoserie Coppi-Bartali vs Magni-Koblet etc. Tuttavia l’interesse maggiore era quello rivolto alla politica dell’epoca, in cui risuonavano i nomi di De Gasperi e Togliatti, che venivano associati a Fermo, visti i suoi trascorsi come membro direttivo del CLN ed il suo ruolo di primo piano nella resistenza, facendo parte della formazione “Giustizia e Libertà” del Partito d’azione, che si era impegnato in politica con i Socialisti. Dopo la cena una parte del tempo veniva impiegato giocando a briscola o a tombola e delle volte vi partecipava anche Remigio, a cui non piaceva perdere a briscola o a tresette, lui era un appassionato del cinema. Alcuni abitanti ponevano speranze nel gioco della Sisal , elaboravano varie combinazioni della schedina del totocalcio con gli 1-x-2 aspettando il lunedì pensando di fare 13, e vincere qualche milione. Molto raramente gli “abitanti della Solari” si concedevano delle distrazioni maggiori, come andare a vedere un film, tenendo conto che il prezzo d’ingresso ad una sala cinematografica economica si aggirava sulle 100 £.(lo stipendio mensile per un operaio era dalle 16.500 alle 28.000 lire). Nel 1956 il giovedì sera alcuni si recavano al tabacchino vicino all’ospedale, in cui vi era uno dei primi televisori, per seguire una delle prime trasmissioni televisive a premi “Lascia o radoppia” condotta da Mike Bongiorno Alle 22.00 solitamente vi era il riposo notturno. Questo modo di affrontare e risolvere il problema logistico, legato all’esigenza di assicurarsi una manodopera competente, è stato il primo se non l’unico nella nostra regione. Facendo un paragone con il giorno d’oggi si può dire che gli “abitanti della Solari” del tempo siano stati i “primi cinesi”. Ma più in dettaglio, come si estrinseca il pensiero aziendale di Fermo? Eletto senatore nel 58, negli anni 60/64 promuove corsi di aggiornamento tecnico, concorsi artistici con premiazione delle opere esposte, attività sportive come il calcio e il tennis, forma una biblioteca interna e dona azioni privilegiate ai dipendenti, secondo anzianità di servizio. Ogni anno veniva fatto un incontro con tutti i dipendenti, ai quali veniva relazionato lo stato dell’azienda “quest’anno siamo bene” “quest’anno siamo al pareggio” “ quest’anno né risentiremo se non consegnamo” al quale seguiva un convivio ed alcune volte furono fatte delle gite in regione, in Austria a Velden (Carinzia),in Jugoslavia ad Abbazia (Croazia), ed un tragitto in nave con il transatlantico Saturnia, da Trieste a Venezia. Assieme alla moglie Bianca Marini, decide di istituire la “Fondazione Bianca e Fermo Solari”, volta a fini benefici per gli operai e le loro famiglie. Nell’ampia proprietà in cui era ubicato lo stabile prospettò la formazione di lotti e una cooperativa per costruire le abitazioni per i dipendenti.2) Organizzazione commerciale
Con i suoi prodotti, che al tempo erano innovativi, avveniristici e affidabili, la Solari si presentava ai mercati, certamente il nome Solari era noto, ma non era conosciuta la nuova tipologia di produzione. Tenendo conto che tutto questo avveniva nel primo dopoguerra, periodo di assestamento e orientamento, Fermo Solari si pose il problema commerciale, cioè, organizzare gli uffici interni, sia da un punto di vista tecnico/commerciale che amministrativo, e si interrogò sulle modalità più opportune per costruire una rete di vendita, tenendo conto delle dimensioni e di quale tipo di pubblicità operare. A questo collaborò attivamente la nipote Zita Solari con ufficio in uno stabile angolo, via di Toppo e via Gemona. Considerando che i prodotti della Solari si rivolgevano in gran parte all’industria o a uffici pubblici, Fermo decise di aprire una filiale a Milano, in quel periodo propulsore dello sviluppo produttivo del Paese. La Solari partecipò alla esposizione della Fiera di Milano nel 1949 ottenendo ottimi risultati, fra i prodotti esposti spiccava il grande il orologio calendario detto "a vaschetta", novità mondiale. A quel tempo però l’Azienda aveva delle giacenze di magazzino, a causa delle scarse vendite per stasi del mercato, rendendo dubbioso il suo futuro. Fermo essendo fiducioso del genio del fratello Remigio e dell’affidabilità produttiva dell’Azienda, valutò e decise di ampliare la rete commerciale verso il sud, aprendo una filiale anche a Roma. In questa Città poteva contare su un amico fidato del periodo della Resistenza 43/45, Carlo Comessatti, ed assieme organizzarono il nuovo punto commerciale. Nei primi anni cinquanta vi fu una buona richiesta nel campo dell’orologeria, con gli orologi di controllo e con quelli di uso domestico a lettura diretta, Nella metà degli anni 50 inizia ed entra a pieno titolo l’altra “novità mondiale”, rappresentata dal teleindicatore alfanumerico, il sistema d’informazione dedicato a stazioni ferroviarie e aeroportuali, che Fermo porta in grande evidenza, anche per riconoscere la genialità del fratello Remigio inventore di tutti i modelli prodotti in azienda. Da questo momento le invenzioni di Remigio, le capacità commerciali e organizzative di Fermo le competenze produttive delle maestranza aziendali, fanno si che si ottengano buone credenziali nazionali e una vasta area di mercato internazionale portando al numero di circa trecento dipendenti. Remigio chiude il ciclo della sua vita nel 1957. Fermo e soci continueranno fino al 1964, dopodiché l’azienda verra venduta alla Pirelli, e Fermo rimarrà quale Presidente fino al 1974. Dalla costituzione della ditta 1948 al 1951 la Solari & C. rimarrà tale fino al 1994, in seguito diventerà Solari Udine con un centinaio di dipendenti specializzati, rivolta all’evoluzione elettronica-informatica, e meno attenta alla meccanica, continuando a portare il nome dei Solari nel mondo.1) Progetto
Risolti i problemi logistici, nel 1948 l’azienda con nuove assunzioni di dipendenti in loco, comincia la produzione dei nuovi orologi. Questi orologi erano prodotti completamente innovativi, avveniristici, dovuti ai geniali progetti di Remigio, che aveva modificato radicalmente il modo di lettura del quadrante, da analogico (con le lancette) a digitale (numeri verniciati su palette) e movimenti. Remigio sviluppò un orologio di controllo con timbratura elettrica della scheda, primo in Europa, brevettò un orologio calendario perpetuo con correzione automatica per l’anno bisestile, una novità mondiale, e, dulcis in fundo, forse la sua opera più incisiva e diffusa nel mondo il progetto del teleindicatore alfanumerico, pensato per stazioni ferroviarie ed aeroporti, offriva la comunicazione chiara ed istantanea di destinazioni, orari di partenza e arrivo, numero dei binari, numero del punto di imbarco, tutto chiaramente esposto dai tabelloni organizzati con pannelli a palette. Nel 1953-54 Remigio sviluppa una linea di orologi domestici a lettura digitale, articolata in tre modelli chiamati: Cifra 5 (ore e minuti), Emera 5 (ore, minuti e giorni della settimana) e Dator 5 (ore, minuti, giorni della settimana, e mesi dell’anno), e C12 rivolti ad un uso domestico e ad uffici. Il nipote Sergio S. collabora con Remigio, e assieme a tre disegnatori formava l’ufficio disegno tecnico dell’azienda.3) Competenze produttive
Una volta completo il progetto, la sua esecuzione veniva affidata alla sala prove, formata da cinque persone, considerate le più affinate alla tecnica di costruzione dei prototipi e degli stampi di trancia e piega per la produzione di pezzi in serie, coordinate da Ugo Solari Remo Solari costruiva dei prototipi e controllava le piattine dei vari tipi di orologi. La sala prove era un punto di eccellenza, da cui uscivano i prototipi che venivano provati e riprovati, per poi passare alla produzione in serie, una volta verificati. I disegni e gli stampi che servivano per fare i vari i singoli pezzi, venivano consegnati al capo officina, Sisto Solari il quale decideva quali pezzi dovevano essere fatti, in quale quantità (che veniva definita in base agli ordini di vendita), e da quale macchina e quale operaio, in base alle competenze richieste dal caso. Le competenze della F.O.I.S. Solari Remigio & C. Udine, sono dovute alle esperienze tradizionali fatte in F.lli Solari a Pesariis, dove ogni operaio si rendeva responsabile del suo lavoro, che consisteva nel fabbricare il pezzo completamente finito, cioè: limare, forare, tornire, fresare, così veniva appresa l’arte della meccanica. (Nota sull’apprendimento teorico in val pesarina, nel 1896 alcuni cittadini e insegnati del comune di Prato Carnico facendo parte della SOCIETA' OPERAIA di MUTUO SOCCORSO ed ISTRUZIONE,ritennero che le scuole comunali non bastassero a fornire ai nostri operai le cognizioni per farli diventare degli artisti, istituirono la scuola serale di disegno applicato alle arti e mestieri, si faceva lezione dalle 18,00 alle 21,00 di cui la metà dell’orario era dedicato all’ disegno. Scuola premiata all’esposizione di Udine nel 1903. Nel 1908/1909 la scuola aveva 75 alunni, muratori, scalpellni, falegnami, fabbri). Al momento vi era la necessità di formare i nuovi assunti, molti dei quali completamente digiuni di meccanica, disegno e dell’uso degli strumenti; per questo scopo, Sisto coadiuvato da alcuni operai spostatisi a Udine, applica il metodo sperimentato, iniziando a fare conoscere il disegno, le macchine e gli strumenti, di misura, per renderli responsabili del proprio lavoro. La presa di coscienza della propria responsabilità, si sostanziava con l’acquisto dello strumento personale usato per le misure nelle lavorazioni, cioè il calibro ventesimale, che tutti impararono a conservare accuratamente, anche a causa del suo costo; la medesima cura veniva adoperata per tutto ciò che riguardava i macchinari adibiti alla produzione e ambiente. La responsabilità a volte poteva essere costosa, infatti se nella costruzione dei pezzi si fosse danneggiato l’utensile o il macchinario a causa della disattenzione o dell’incuria, una volta confermato dal giudizio del capo officina poteva essere trattenuta una quota dello stipendio del danneggiatore. Anche grazie a questo metodo, gli addetti ai lavori acquisirono rapidamente maggiore competenza e precisione nell’esecuzione delle lavorazioni, rendendo così la Solari affidabile nei suoi prodotti e formando degli operatori validi e capaci. Antonio Solari controllava i pezzi fatti all’esterno per verificarne la corretta esecuzione, passa alla sala prove per approfondire la conoscenza dei prodotti, in futuro svolgerà il ruolo di dirigente Aziendale. Dall’officina, i singoli pezzi finiti venivano avviati ai trattamenti galvanici e/o di verniciatura, infine al montaggio, dove sotto il coordinamento di Ettore S. alcuni operai procedevano ad assemblare i vari modelli. Terminato l’assemblaggio, il prodotto finito, passava alla verifica della sua funzionalità, facendo un ciclo di prova, con particolare attenzione alla tenuta regolare e costante del tempo. Notare che nei primi anni Il metodo adottato nella formazione degli addetti alla produzione creò una forte senso di identità e di appartenenza con la Solari, rendendo i lavoratori orgogliosi di far parte dell’azienda, associato a una malcelata invidia di appartenenti ad altre realtà metalmeccaniche loco regionali. Notare che nei primi anni dal 1948 al 1950 in azienda non vi erano “laureati/diplomati” tecnici per le tipologie produttive.20 maggio 2018